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Promozione delle Pari Opportunità nel Terzo Settore.

E’ una Italia piccola piccola quella che emerge dai dati relativi alla parità tra uomini e donne all'interno del Non Profit Italiano: ultima in Europa per quello che riguarda invece i "posti di comando" nelle associazioni Italiane, per le donne non c’è ancora molto spazio. Dunque le italiane, nonostante il talento e l’elevato grado di istruzione, faticano ad affermarsi e le azioni positive sono ancora scarsamente efficaci.

Dati differenti si presentano se si sposta lo sguardo sul mondo del volontariato. In questo settore le donne rappresentano il 50,8% dei volontari attivi, e soprattutto, il 30% della dirigenza, dato che conferma la forte e sostanziale presenza femminile nel non profit. Nell’universo del volontariato, quindi, anche se ancora lontano dall’esprimere appieno il valore reale della presenza e dell’impegno femminile, non si registrano elementi strutturali che impediscono alle donne di accedere a posizioni di vertice, e non sembrano necessarie specifiche azioni per la promozione delle pari opportunità fra uomo e donna.

Dall’esperienza del volontariato è possibile, dunque, trarre insegnamenti utili per rafforzare e rilanciare, o ripensare, le politiche italiane di promozione della parità tra uomini e donne nella società?

Tuttavia ad uno sguardo più attento emergono sfumature diverse che rendono tipico l'impegno dei due sessi.



Vediamo ora più nel dettaglio in quali campi, o in quali attività, emerge l'impegno delle donne e in quali quello degli uomini. Le donne sono più presenti nei settori di cura alla persona, dove l'aspetto relazionale assume una importanza predominante rispetto ad altri elementi come ad esempio quello organizzativo e gestionale. Un esempio interessante sul quale prestare attenzione è notare come in campo sanitario, sebbene la presenza delle donne è paritaria a quella degli uomini, le competenze sembrano essere diversificate. Le attività maggiormente svolte dalle donne riguardano quelle più propriamente assistenziali rivolte agli anziani, ai malati, agli handicappati, alle persone nella aggravata condizione di solitudine e indigenza. A quanto detto si può ancora aggiungere che spesso si tratta di donne di età superiore ai 65 anni, con orientamento culturale di matrice cattolica. Rimanendo sempre in campo sanitario si constata che le attività prevalentemente svolte dagli uomini riguardano il trasporto malati, la guida di ambulanze, la donazione di sangue, gli interventi in situazioni di emergenza e calamità, etc. Altro campo di pertinenza maschile è quello della protezione civile.
Un campo che, seppure coinvolge indistintamente le risorse umane del volontariato, sembra tuttavia più presente la componente femminile è quello delle attività formative ed educative rivolte alle fasi evolutive dello sviluppo umano. L'impegno del volontariato in questo settore si orienta verso varie categorie di utenza come ad esempio: minori e giovani in quartieri e zone ritenute a rischio e deprivate, minori in condizione di adozione o affidamento, giovani in condizione di precarietà e disoccupazione (l'attenzione alla disoccupazione si segnala come emergente), con situazioni familiari, problematiche, figli di immigrati, etc. In questo ambito di volontariato si riscontra anche una forma di impegno ritenuta di attualità in quanto prende in considerazione i minori e i giovani non per un vero e proprio disagio conclamato, ma per le difficoltà che spesso le famiglie hanno - a causa dei prolungati impegni fuori casa - ad offrire ai propri figli attività educative e ricreative. Si segnalano al riguardo attività di volontariato sottoforma di ludoteche e associazioni costituite da insegnanti per offrire ulteriori apporti didattici e formativi. Attività dunque con specifiche finalità di prevenzione verso nuove forme di bisogni.
Si segnala come ulteriore campo di pertinenza femminile quello relativo ad attività di aiuto rivolte a donne vittime di maltrattamenti e violenze.
Ancora, di pertinenza tipicamente femminile sono le associazioni, vicine alle forme dell' auto-aiuto, per donne operate al seno.
Anche sotto un profilo organizzativo emergono delle differenze tra le organizzazioni composte prevalentemente da donne e quelle composte prevalentemente da uomini.
Oltre alle differenze già indicate si segnalano percentuali diverse in relazione alla carica di presidente. Su 5000 organizzazioni esaminate tale carica è ricoperta da un uomo nel 70,3% dei casi mentre per il rimanente 29,7% da una donna.



Il Settore Studi e Ricerche dell'associazione il mondo unito, ha recentemente condotto una ricerca di approfondimento sul ruolo della donna nel volontariato sociale italiano. La ricerca di tipo qualitativo, ha coinvolto un campione statisticamente non rappresentativo di 32 volontarie sulle quali è stato condotto un colloquio in profondità.
Dai colloqui è emerso che per alcune donne svolgere attività di volontariato costituisce una maturazione di un proprio percorso individuale, di un proprio stile di vita. Superati gli impegni familiari più assidui (es. figli piccoli, genitori ammalati) un impegno nel sociale fuori casa consente la continuità di un loro modo di vivere.
Per altre invece l'impegno nel volontariato nasce da una esperienza vissuta in prima persona; oppure per caso, sollecitate magari da una amica.
Per molte ancora fare volontariato costituisce l'opportunità di realizzare un proprio interesse, di fare cose che non sarebbe stato possibile realizzare nel mondo del lavoro o in ambito familiare. Rientra in questa motivazione, ad esempio, la necessità di stabilire rapporti con persone nuove.
Un comune denominatore per le donne impegnate in attività di volontariato che è emerso in tutta la sua centralità è l'elemento del tempo , la difficile conciliabilità tra i diversi impegni: il tempo per la famiglia; il tempo per il lavoro; il tempo per gli altri; il tempo per sé; il tempo per la maternità; etc.
Un altro aspetto molto interessante emerso dai colloqui riguarda gli stereotipi legati al genere maschile e femminile. Infatti, seppure con una dichiarazione iniziale venivano attenuate, se non addirittura negate le differenze tra uomini e donne; in seconda battuta, quando si chiedeva di pensare quali delle caratteristiche dell'uomo e della donna il volontariato valorizzasse, la figura femminile spesso evocava immagini legate alla maternità, al ruolo educativo, alla più spiccata sensibilità e attenzione per gli altri, alla pazienza e al saper aspettare.
Di converso la figura maschile veniva spesso associata alla predisposizione per le attività dinamiche, alla forza fisica, etc.
In conclusione non si tratta di confrontare, o valutare, il genere maschile e quello femminile, ma solo riuscire a conoscere meglio le varie componenti della risorsa umana del volontariato. In questa ottica non vanno trascurati quegli elementi che segnalano processi di trasformazione di cui si deve tenere conto. Più in dettaglio: sebbene la maggior parte delle donne, soprattutto se anziane, tendono a privilegiare gli aspetti relazionali e informali, le volontarie più giovani si orientano maggiormente verso si aspetti organizzativi, gestionali e professionali. Emerge inoltre un forte interesse verso attività formative che consentono di acquisire specifiche competenze per la gestione delle relazioni di cura. L'esigenza dunque di avere anche nel campo più tradizionale dell' assistenza competenze e conoscenze di tipo più professionalizzato. Infine si segnala un orientamento verso l'assunzione di ruoli di responsabilità all'interno delle organizzazioni di volontariato.

Sintesi del gruppo di lavoro -

 

1) Migliore conoscenza delle risorse umane del volontariato

2) Il volontariato, le cui organizzazioni sono poco abituate a riflettere su se stesse, deve approfondire il proprio ruolo di soggetto portatore di valori di reciprocità, pari dignità, equità e pari opportunità tra uomini e donne e fare di questo insieme di valori una sua forza e un punto di maturazione, rendendo questa consapevolezza un punto di innovazione.

3) La ricerca finora condotta ci descrive un mondo di volontariato in cui le donne - pur costituendo una parte rilevante - faticano ad assumere ruoli di responsabilità e sono presenti negli organismi direttivi, a tutti i livelli. La formazione, incentrata non solo sull'aspetto motivazionale, ma anche su quello organizzativo, di gestione delle risorse umane e materiali ecc, potrebbe costituire una opportunità di valorizzazione del ruolo femminile, di approfondimento delle reciprocità.

4) Attenzione che il volontariato assuma all'interno della propria cultura sia valoriale che organizzativa, la consapevolezza della catena famiglia - maternità - tempi della donna, nella coscienza che deve essere sostenuto il valore sociale della maternità.

5) La Saraceno citava la famiglia come soggetto invisibile del Welfare fondato sull'equilibrio tra lavoro di cura e lavoro produttivo, basato su una distribuzione del lavoro in cui il primo spettava e spetta alle donne; va capito cosa succede nel momento in cui cambiano i rapporti sociali e la famiglia tende ad esternalizzare il lavoro di cura, che tradizionalmente era considerato un tempo improduttivo (perché non produce salario). A questo proposito si propone di costituire degli "sportelli per la famiglia" a livello territoriale, che possano fornire informazioni sui servizi, sulle opportunità di lavoro, di abitazione ecc. e possa essere punto di raccolta e raccordo delle esigenza della famiglia.

6) Una particolare preoccupazione di una occasione mancata per creare pari opportunità tra uomini e donne nel volontariato ci sembra la proposta sul servizio civile che non è in grado nella attuale formulazione, di dare incentivi alle ragazze per la partecipazione come volontarie, al servizio civile.

7) Valorizzazione dell'art 17 della L 266/91 sulla flessibilità dell'orario di lavoro che certamente offre alle donne maggiori chances e - probabilmente anche gli uomini - di svolgere una parte del lavoro di cura.

Si conclude che l'ingresso nel mondo del volontario di donne e uomini, anche riunite in associazioni provenienti da altre culture pone ulteriormente in evidenza la necessità di confrontarci con il nostro modello di relazione tra uomini e donne.

Proposte

Obiettivi del Progetto La legislazione che regola i rapporti tra le figure del volontariato e il mercato del lavoro e le donne è poco conosciuta e manca una gestione unitaria che ne coordini in modo coerente l’applicazione sul territorio. Il progetto Demetra si propone di affrontare il problema della segregazione e dell’esclusione in maniera organica e innovativa per raggiungere i seguenti obiettivi:

Diffondere la cultura di genere e di pari opportunità, creando una metodologia comune per affrontare il problema dell’esclusione femminile.

Saranno realizzate una serie di azioni per promuovere una nuova cultura di genere e una migliore diffusione delle pari opportunità presso i vertici di piccole e medie imprese associazioni, pubblica amministrazione, terzo settore, sindacati e associazioni di categoria. I dirigenti e gli operatori saranno coinvolti in un’accurata attività di informazione e aggiornamento che verrà avviata nell’ambito di progetti pilota nei territori.

Aumentare la presenza delle donne nel Terzo Settore mediante un incremento delle risorse di conciliazione sul territorio e una diversa organizzazione dei tempi di vita e di lavoro.

“Conciliare” significa rendere compatibili lo spazio pubblico e quello domestico. Il progetto Demetra intende promuovere l’armonizzazione dei tempi e delle responsabilità familiari con quelli della vita lavorativa. È questo un tema cruciale per le pari opportunità in quanto l’inconciliabilità tra le due sfere spesso penalizza le donne che devono destreggiarsi tra l’una e l’altra.

Promuovere una cultura di genere nella scuola. L’obiettivo è quello di decostruire gli stereotipi di genere e costruire, nelle ragazze e nei ragazzi, una consapevolezza delle proprie capacità e delle pari possibilità di scelta.

Le scelte professionali delle donne sono spesso condizionate dagli stereotipi di genere. Per aiutare le ragazze a scegliere il percorso formativo con maggiore consapevolezza e individuare opportunità di lavoro in settori trascurati a causa di errate percezioni dell’identità di genere, all’interno delle scuole saranno creati percorsi di sensibilizzazione, mettendo in evidenza gli stereotipi di genere e le possibilità offerte dal mercato del lavoro del non profit anche al di fuori dei soliti clichè.

Ridurre la segregazione orizzontale e verticale delle donne e il digital divide.

La conoscenza e l’utilizzo degli strumenti informatici da parte delle donne spesso non raggiungono i livelli richiesti dal mondo del associazionismo. Una maggiore dimestichezza con le nuove tecnologie potrebbe ridurre la segregazione orizzontale e favorire l’accesso delle donne a professioni tecniche. Per ridurre il digital divide di genere (la distanza tra le donne e le nuove tecnologie) saranno attivati percorsi di informazione tramite il sito del progetto. Per ridurre la segregazione verticale, è invece prevista l’assistenza per avviare processi di empowerment che favoriscano la crescita professionale delle donne che rientrano al lavoro nel volontariato, evitando che il periodo di congedo diventi un freno alla loro carriera.

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